Rassegna stampa di una domenica nera in casa della Rossa. Indietro tutta. Bocciata. Incolore. In affanno. Tradisce ancora. Due settimane dopo la resurrezione austriaca, la Ferrari è ricaduta nell’anonimato di un nono e decimo posto sulla pista dove un anno fa aveva vinto per la penultima volta.
La settimana scorsa aveamo visto la miglior Ferrari dell’anno, ieri abbiamo visto una delle peggiori (sicuramente la peggiore con le due auto al traguardo). Sono alti e bassi spiegabili anche con la cautela con cui la Ferrari ha affrontato la gara di Silverstone. Si è lasciata soffocare dalla paura ancora prima di provarci. Proprio quello che mai bisognerebbe fare.
“Mai partire per battuti. Noi affrontavamo una Mercedes che vinceva sempre, ma ogni volta andavamo in pista per provare a vincere. Mai sdraiarsi”, ci raccontava Maurizio Arrivabene a Race Anatomy su Sky.
La Ferrari di Vasseur quache volta manca di un po’ di sana arroganza. Ecco uno dei problemi.

“Vasseur lo conosco da tempo, ha fatto grandi cose con Alfa e ha scoperto un campione come Leclerc -ha detto Arrivabene – Quando ti trovi a Maranello non è semplice, l’organizzazione è diversa con tante persone da gestire. Il marchio è bello e pesante, c’è tanta pressione. Serve tempo per ambientarsi e capire i meccanismi, oltre che capire cosa rappresenta la Ferrari per l’Italia. Non è facile trovare i meccanismi. Ha fatto bene a non entrare con il piede a martello, prima bisogna conscere le persone”.
“Verstappen ci ha dato filo da torcere in passato, a volte ci ha fatto arrabbiare. Mi ricordo Singapore, ma anche Austin con Kimi. Prima era molto umorale, faceva errori di gioventù. Adesso però l’ho visto davvero maturato, su una grande macchina. A Silverstone, da tifoso Ferrari, non sono soddisfatto del risultato. Però è chiaro che la squadra va sostenuta soprattutto nei momenti difficili. E’ facile quando si vince salire sul carro… In pista non ho mai escluso di duellare con i più forti, come fanno adesso. Sarebbe inaccettabile, bisogna sempre entrare in pista per rendergli la vita dura. Non ci si sdraia davanti all’avversario“.
“Ci sono state discussioni infinite riguardo al budget cap, già ai miei tempi, per salvaguardare le squadre più piccole. Giusto creare processi per massimizzare tutto quanto sperperare. Ma se l’obiettivo era quello di diminuire il gap tra i primi e gli ultimi, non è stato raggiunto. Davanti ci sono sempre i soliti. I pistaioli? Leggere la gara non era facile, ma ci sono. Vedono qualsiasi cosa, non solo i dati. E ‘ come il tattico dell’America’s Cup, non siamo contro la tecnologia ma serve anche l’aspetto umano, di chi ha senso della pista. Bisogna sempre avere un bilanciamento tra le due cose, avere un respiro più ampio”.
“Il ruolo del team principal è quello di motivare la squadra a dare sempre il meglio. Quel 4 luglio 2018 era nato mio nipote, appena dopo sono stato catapultato a Silverstone. Mi sono promesso di non perdere, ho raccontato questa cosa alla squadra. Ho visto una carica diversa, mi ricordo che il pubblico ci applaudì quando vinse Vettel. I ragazzi erano contenti, era scattata una scintilla. Spesso ho portato a cena la squadra per ringraziarli, la componente umana è importante. Bisogna trattare tutti allo stesso modo. Ho sempre cercato di essere vicino alle persone dal punto di vista umano”.









Ecco la rassegna grazie a www.loslalom.it
Fabio Tavelli, Il Foglio: “Che una Williams, quella del valoroso Albon, possa stare davanti ai due in rosso è qualcosa che raggela le speranze che il Gran Premio d’Austria aveva legittimamente generato. D’accordo, sono circuiti diversi. Però gli aggiornamenti li portano anche gli altri e a parte il solito, invincibile, Max Verstappen i valori dietro al Campione del Mondo si stanno livellando”.
Giorgio Terruzzi, Corriere della sera: “La sensazione che in questo modo andremo avanti sino alla fine, ascoltando una quantità di teorie su temi aerodinamici, utili per farci capire che questa macchina rossa più di tanto non può andare, non può fare, pur lottando in mezzo ad altri che, a rotazione, maneggiano impacci o lampi simili. Dipende. Da curve più o meno severe, da temperature più o meno alte, da quisquilie e pinzillacchere incomprensibili. Si era detto: questo progetto va perseguito, va fatto sbocciare. Siamo ancora sicuri che sia così? Che non convenga cambiare indirizzo tecnico, filosofia progettuale? Pensiamo al 2024, accettando con serenità quel che viene, con la consolazione di essere in buona compagnia. Tutti impantanati in mezzo al guado. Escluso Max”.
Stefano Mancini, la Stampa: “Il Gran premio di Silverstone la Ferrari non poteva vincerlo, perché Verstappen resta imbattibile, ma neppure doveva perderlo in questo modo. Strategie sbagliate, eccesso di prudenza, lettura sbagliata della gara, piloti che si lamentano: il nono posto di Leclerc e il decimo di Sainz rimandano ai momenti più cupi di inizio campionato, quando il consumo delle gomme in gara zavorrava qualsiasi ambizione di risultato. Il paradosso è che ieri nel Gran premio di Gran Bretagna gli pneumatici della SF-23 non si degradavano. I piloti avrebbero potuto spingere di più e soprattutto avrebbero potuto montare mescole più morbide.
Umberto Zapelloni, il Giornale: “La domenica nera della rossa. Là dove l’anno scorso aveva dominato con Sainz, la Ferrari ha innestato la retromarcia chiudendo con un nono e decimo posto che fa rizzare i capelli. Il peggior risultato “a casa loro” dal 2010. I più perfidi lo chiamano già “effetto Binotto” perché l’ex team manager ferrarista è ricomparso in pista proprio a Silverstone, tra l’altro nello stesso week-end in cui è tornato a parlare anche il suo predecessore, Maurizio Arrivabene, ospite a Race Anatomy su Sky” ◇
Leo Turrini sul Resto del Carlino riporta stralci dell’intervento di Maurizio Arrivabene in studio a Sky: “Maurizio, ti manca la Ferrari? «La Ferrari è una cosa che ti resta dentro per sempre». Ci torneresti? «Umanamente vorrei realizzare un sogno incompiuto. Da team principal ci sono arrivato vicino, eravamo lì, non mancava poi molto! E lottavamo contro un colosso come la Mercedes. Poi la vita ha le sue stagioni, toccherà ai ragazzi che sono adesso a Maranello completare quel sogno e io sarò il primo ad applaudirli». Senti, nei tuoi quattro anni arrivarono quindici vittorie. Nei quattro anni del tuo successore Binotto i successi sono stati sette, meno della metà. Vuoi dire qualcosa? «Io non commento mai il lavoro degli altri»”.
Mario Salvini, la Gazzetta dello sport: “Le illusioni finiscono a Silverstone. E sarebbe ancora quasi accettabile, se fosse solo la consapevolezza che i progressi di Montreal e Zeltweg all’improvviso sembrano effimeri. È che c’è di più e di peggio, per la Ferrari. C’è che là davanti, via via nemmeno più visibili ai due Carli, si sono materializzate le McLaren, rappresentazione plastica di come dovrebbero funzionare gli sviluppi”. ◇
Giorgio Pasini, Tuttosport: “Dietro all’imbattibile Red Bull (11ª vittoria conseciutiva, 10 su 10 in questa stagione) c’è un’ammucchiata di team in continuo progresso, ma la verità è che la Ferrari dovrebbe smettere di inseguire e preoccuparsi degli altri (e del giudizio degli altri), ma guardare solo a sé stessa. Dentro sé stessa. E smettere di tirare ognuno dalla sua parte una coperta che per altro è anche corta. Piloti in primis, con i rispettivi ingegneri coinvolti”.
Giorgio Ursicino, Il Messaggero: “Il risultato è pessimo, ma non è il caso di fare un dramma. Silverstone, si sa, è l’università del motorismo, una pista dove i campioni di casa si esaltano, spinti dell’entusiasmo di un pubblico foltissimo e sicuramente molto competente. Una pista con ampie vie di fuga, cordoli bassi e pochi punti dove si possono superare i “track limits”. Una pista vecchia maniera, con una velocità media elevata, niente muretti e tante curve ad alta percorrenza che premiano la monoposto più equilibrata, sia dal punto di vista telaistico che aerodinamico. Ali non troppo cariche per non penalizzare l’avanzamento, ma “downforce” di prim’ordine per restare incollati al terreno nelle pieghe a 300 allora. È un tracciato anche di pelo perché, è vero che le barriere sono distanti. Su questo labirinto Maranello aveva messo le mani avanti, chiedendo di non pretendere troppo da una SF-23 in via di guarigione, ma nata maluccio, soprattutto per i problemi a gestire le gomme sulla distanza. Ma ci si è messa anche la sfortuna”.
Massimo Calandri, Repubblica: “C’è anche una Ferrari che vince. E quando proprio va male, sale sul podio. Una Ferrari emozionante, elegante e veloce. Da innamorarsi. Dopo lo storico trionfo alla 24 Ore di Le Mans in giugno, cinquantamila tifosi entusiasti sono corsi qui a vederla. Eccola, e tutti a bocca aperta: la 499P. Protagonista del Wec, mondiale di endurance che da questa stagione ha salutato il ritorno di Maranello dopo mezzo secolo di assenza nella categoria regina.Una Hypercar, prodigio di tecnologia e bellezza”
Daniele Sparisci, Corriere della sera: “Non c’è aria di rivalsa nel viso e nelle parole di Andrea Stella, a rappresentare l’Italia fra i top 3. «Alla McLaren lavorano tanti connazionali, sono entrato otto anni fa da ingegnere di pista (lo stesso ruolo che ricopriva a Maranello, al fianco di Alonso ndr ) e non mi aspettavo di diventare team principal. Come non mi aspettavo questo risultato, e senza safety car Piastri sarebbe finito terzo. Pensavamo di poter lottare così in alto soltanto a fine anno». Fiducia a un italiano nel team che è stato di Ron Dennis e che ora è in mano all’americano Zak Brown. Presente nella saletta a distribuire vigorose pacche sulle spalle a tutti. «È stato uno scambio culturale — racconta ancora Stella —, io ho cercato di portare un po’ della nostra cultura, ho vissuto la Ferrari di Schumacher e di altri grandi piloti. Siamo un gruppo unito qui dentro, non c’è neanche bisogno di dire di remare tutti dalla stessa parte. Ma il nostro percorso è ancora lungo, per tornare a lottare per le vittorie dal 2025». Chissà che l’ingegnere di Orvieto non riesca a bruciare le tappe”.
Franco Nugnes, Motorsport: “Il GP di Gran Bretagna, esulando il dominio di King Verstappen, ci offre nuove gerarchie che devono far riflettere: la McLaren decolla, non si può dire diversamente, e riesce a contenere la Mercedes che raccoglie punti importanti per consolidare il secondo posto nel mondiale Costruttori a danno di Aston Martin staccata di 22 punti e Ferrari. George Russell ha stupito nel primo stint con le soft: l’inglese si è fermato al giro 27 quando la Pirelli aveva previsto una vita più corta di dieci giri (ma chi stima la durata?) e George è un altro pilota che ha pagato la safety car. La squadra di Brackley riesce a raccogliere il massimo potenziale della freccia nera”.
Mauro Coppini, Corriere dello Sport-Stadio: “ A Silverstone le sorprese vengono dal passato. Con McLaren e Williams che alzano la testa. Due marchi che per i più giovani sono quasi sconosciuti. La capacità crescente di piloti sempre più giovani e allo stesso sempre più competitivi non è altro che il risultato di tecnologie che le nuove generazioni integrano nei loro stili di vita. Che in pista si confrontano con quelle dei piloti più maturi. Resta il fatto che la Formula 1 non può fare a meno di rafforzare anche la sua storia. Perché il passato corre così veloce da farsi futuro. E l’intelligenza artificiale non può fare a meno di confrontarsi con la tradizione e l’esperienza”.



Ferrartristi: una pessima razza di tifosi sempre pronti a salire sul carro dei vincitori o scaricare le colpe su tutta la squadra (ABBIAMO vinto… HANNO perso). Mai una via di mezzo, mai un discorso equilibrato. O va tutto bene e si è sicuramente campioni (lo scorso anno dopo quattro gare l’unico problema da risolvere era chi tra Charles e Carlos sarebbe stato il campione…) o va tutto male e allora occorre ripartire da zero. A differenza di altri anni, almeno quest’anno le modifiche hanno inciso e in qualche caso anche positivamente, poi ci stà che anche le altre squadre le azzecchino. L’importante è mantenere il vantaggio: è questo il problema. L’AM sembrava aver centrato la macchina ma ora non sembra più essere così e Alonso sembra si diverta di meno adesso. Ora è la volta della McLaren e vedremo se basterà ad arrivare fino alla fine della campionato. Forse meglio non avere questi picchi e viaggiare ad una buona media come sembra stia facendo la Mercedes dopo aver fatto debuttare la versione B a Montecarlo. Magari non vincerà mai un GP ma se continua a portare i piloti sempre sul podio o a ridosso, forse il secondo posto nel mondiale costruttori se lo porta a casa. E’ anche da notare che la McLaren e l’AM hanno lo stesso propulsore di Mercedes. E’ “solo” questione di aerodinamica e non è detto che non possano trovare qualche soluzione in tempi brevi.
Peccato che là davanti ci sia solo la RB di Max, perchè quella di Sergios non sembra altrettanto efficace.